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*FACCIAMO CHIAREZZA- DOMANI FORSE IL DECRETO*

In tanti, dal mondo della stampa alle persone con disabilità, ci chiedono cosa aspettiamo per GIUDICARE IL NUOVO DECRETO di transizione 2018 sulla gestione del fondo per la disabilità.

1. In queste ore alcune associazioni hanno deciso di scendere in piazza contro il decreto, CHE NON CONOSCIAMO NELLA SUA STESURA DEFINITIVA. Per carità, possono legittimamente farlo, ognuno ha il diritto di manifestare liberamente (art. 21 cost.).
Ma noi il decreto non lo abbiamo letto nella sua versione definitiva e pertanto non possiamo esprimere un giudizio senza documenti alla mano. Questo è IL NOSTRO STILE.
Siamo certi che se nel documento non saranno state introdotte le modifiche ulteriori da noi proposte, oltre a quelle già accolte dopo la prima bozza, (inaccettabile soprattutto laddove inseriva l’ISEE familiare ai fini della quantificazione delle erogazioni), saremmo i primi a riscendere in piazza. Anche se “scendere in piazza” è facile a dirsi, ma per le persone con disabilità è una discreta sofferenza a farsi. Ma lo abbiamo fatto più volte e lo rifaremmo. Per esempio, pur avendo accettato, nostro malgrado, la fissazione a 1200 euro dell’assegno di cura anche per favorire il reperimento, sempre per il 2018, di fondi per le persone con disabilità grave, sempre per il 2018, non potremo accettare che vi siano discriminazioni con riguardo all’Isee – da non richiedere – per le persone con disabilità minorenni, o che vi siano alternatività concettuali e di procedura fra piano personalizzato, (in corso di redazione o redatto o da redigere) e assegno di cura, che per i gravissimi è integrativo e non sostitutivo del piano, e saremo su questo attentissimi. Così come deve essere chiaro (ma anche su questo aspettiamo il decreto) che la decurtazione per le persone utrasessantaseienni potrebbe esserci solo per quest’anno, e che da gennaio 2019 TUTTI, da zero a ultrasessantaseienni ritorneranno ad avere l’assegno nella misura fissa BASE di 1.200 euro, fermo restando l’ISEE ristretto a 25000 euro come soglia.

2. I fondi sono scarsi, soprattutto per le persone con DISABILITÁ GRAVE. LO SAPPIAMO DA APRILE 2018, anzi da qualche settimana prima, e anche per questo motivo siamo scesi in piazza, AD APRILE scorso. Dove era la promotrice politica di tale manifestazione all’epoca? Era quello il momento per chiedere l’implementazione dei fondi. Parlavamo di fondi europei FSE vincolati a voucher, quindi a SERVIZI, ed eravamo molto contrari proprio perché non garantivano assistenza a tutti, ma si stava raschiando il barile. 4 MESI FA SI DOVEVA PROTESTARE insieme a noi contro tali scelte. ORMAI LA FRITTATA E’ FATTA.

3. L’unico modo, davvero efficiente, in cui le istituzioni possono rispondere alle persone con disabilità è attraverso la c.d. “presa in carico” garantito dalla legge 328/2000. L’offerta di servizi e/o di forme integrative di supporto deve seguire all’ analisi dei bisogni e questo è valido per TUTTE le persone con disabilità. Ad oggi questo non c’è ancora in maniera strutturata. Vi è qualche iniziativa, qua e là, un Comune si, 4 vicini no, un distretto si, 4 vicini no. C’è chi fa un bando “dopodinoi”, c’è chi non attiva nulla. C’è chi fa un avviso, c’è chi non fa nulla. Questo decreto, almeno nelle intenzioni, dovrebbe essere di transizione (come dichiarato da tutti i membri del governo e della commissione bilancio), quindi una sorta di primo passo verso l’applicazione della legge. Sembra che la Commissione abbia imposto al governo l’obbligo di far precedere la redazione del Piano Triennale per la Disabilità da un passaggio per l’esame parlamentare. Non è un cattivo segnale. Staremo attentissimi ai contenuti.
Staremo vigili su tutto. In particolare chiederemo a tutti i distretti di prendere in carico, UNO PER UNO, tutti coloro che necessitano della presa in carico, attraverso il censimento (più o meno finito) dei gravissimi, e dei gravi (ancora da porre in atto, si spera entro un tempo ragionevole e celere) con UVM veloci ed efficienti, ed entro pochi mesi. Ma la presa in carico di tutti risulterà teoria se non si mettono a bilancio ulteriori fondi regionali e nazionali. E per questo partiremo a nostre spese sfacchinandoci a Roma per chiedere al Governo, ad ottobre, un robusto e significativo aumento del Fondo Nazionale per le Non Autosufficienze. Chiederemo che sia portato a 3 MILIARDI, dagli attuali 450 milioni. E’ folle? Può darsi. Ma è giusto, questo è sicuro. E se è giusto tanto folle non è.
Per questo ci appare misterioso come alcuni si concentrino soltanto sulla libera scelta ,per le persone con disabilità grave (legittimo intendiamoci). Ma cosa ci interessa avere attualmente 4/500 euro l’anno(conti alla mano) in contanti, in voucher o in erogazione più o meno diretta o più o meno indiretta. Cosa ce ne facciamo di 2 CAFFE’ AL GIORNO? I bisogni sono molti di più a prescindere.
A tal proposito, sulle varie forme di assistenza, per chi volesse approfondire e chiarirsi le idee VERAMENTE su cosa possa consistere il concetto di libera scelta, ci appare interessante un articolo su “superando” che vi invitiamo a leggere, e di cui vi postiamo il link.
http://www.superando.it/2014/09/18/per-una-definizione-dellassistenza-indiretta/

4. Il contributo economico ( assegno di cura ) non è alternativo ma integrativo ai servizi. Così il personale che dovrà ricoprire questo ruolo dovrà attenersi ai criteri e alle richieste contrattuali che meglio rispondono ai bisogni della persona con disabilità. In tal senso, laddove è il familiare a svolgere la funzione , non retribuita e simil coercitiva di assistenza alla persona con disabilità, l’offerta di un servizio svolto da terzi sgraverebbe il familiare da questi impegni, permettendo una VITA INDIPENDENTE sia alla persona con disabilità che al suo familiare. Il contributo monetario (c.d. assegno di cura per i gravissimi) deve ESSERE INTEGRATIVO di un sistema di servizi efficienti. In tal senso, il piano individualizzato, sagomato sulle esigenze di ciascuno deve assecondare i bisogni adatti alle proprie esigenze. Se una famiglia necessita che la persona con disabilità grave sia accompagnata, per determinate ore del giorno, in un centro organizzato di assistenza e poi riaccompagnato a casa, una volta al giorno e/o più volte la settimana, ci risulta concettualmente difficile pensare che la stessa famiglia possa avere interesse a chiedere, e l’amministrazione possibilità di concedere la “riconversione in denaro” di tale esigenza. Sulla scelta invece del/dei oggetti qualificati che devono essere coinvolti nell’assistenza non vi è dubbio che l’ultima parola spetti alla persona e alla sua famiglia LIBERAMENTE , o tra gli albi di professionisti, o attraverso soggetti scelti all’interno di associazioni, anche coop, o ASSISTENTI di base regolarmente contrattualizzati. I familiari, almeno attualmente e senza una specifica regolamentazione, non possono essere assunti o “autoassumersi” almeno fino ad oggi, come personale di assistenza, e per queste ragioni è stata sollevata la questione del riconoscimento serio, e non sulla carta, del “caregiver” e cioè del familiare che si prende cura della persona con disabilità. Questa BATTAGLIA la stanno portando avanti una serie di associazioni nazionali e noi l’appoggeremo. Infatti è essenziale il riconoscimento contributivo dell’attività svolta, non solo una mera retribuzione mensile. Questo tema ha però a che fare con un altro tipo di interlocutore, non la regione siciliana ma il Ministero del lavoro. Ma ci possiamo anche sbagliare in questa analisi.

Riteniamo però che il vero problema, adesso, riguarda piuttosto la scarsità dei fondi per offrire prestazioni nella qualità e nella quantità decente alle persone con disabilità grave e gravissima, ragion per cui andremo a chiedere al Ministro per la Disabilità l’aumento degli stanziamenti in modo da poter rispondere equamente a tutti. E battaglieremo in sede locale per l’implementazione del fondo da parte della regione per il 2019 e per gli anni a venire.

Speriamo che queste informazioni possano aver chiarito come le istituzioni possono legittimamente rispondere alle richieste. Speriamo di essere stati chiari.
Abbiamo sempre lottato SENZA SOSTA PER TUTTI E CONTINUEREMO A FARLO. Se abbiamo ottenuto qualcosa in questo anno e mezzo rispetto agli anni passati è solo GRAZIE ALLA SERIETÀ DI ANALISI.

QUANDO leggeremo tutto il documento vedremo se ha i requisiti minimi, per soddisfare le nostre aspettative o no, ricordandoci sempre da dove siamo partiti a febbraio 2017 (cioè da zero quasi per tutti) e dove vogliamo arrivare in tempi non biblici, anche tenendo conto della “real politik”. Ci riferiamo al fatto che se ci hanno messo un anno e rotti per censire le persone con disabilità gravissima, non possiamo mica attenderne un altro anno per il censimento delle persone con disabilità grave. Di fatto ce lo hanno già, le Asp e i distretti. Facendo la differenza numerica e nominativa fra le domande accolte e quelle respinte per l’assegno di cura, ordinando le carte, contattando i gravi e pensare anche alle loro esigenze. E con risorse adeguate.Ma francamente non ce la sentiamo di guardare al dito delle modalità di erogazione, se e quando, di attuali pochissime risorse; riteniamo necessario sforzarci (come faremo ad ottobre) per guardare alla luna, perché non è lunare, ma solare l’esigenza di adeguare risorse congrue e tempi di attuazione umani. E il faticoso viaggio a nostre spese a Roma per sentire cosa ci dice un membro del nuovo governo ne è la dimostrazione.
SCUSATE LA LUNGHEZZA DEL POST. MA SOLO CON LA CORRETTA INFORMAZIONE SI COMBATTE L’IGNORANZA DILAGANTE, anche perchè

#SiamoHandicappatiNoCretini


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Source

2018-08-30T07:22:36+00:00