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DI NUOVO DEL CAOS AMMINISTRATIVO:
ANALISI E SUGGERIMENTI SUL NUOVO DECRETO CROCETTA

Abbiamo finalmente letto, alla fine della settimana appena trascorsa, il decreto del Presidente della Regione n. 545, pubblicato l’11 maggio, che in parte (ma solo in parte) ha posto rimedio a una serie di “strafalcioni ed errori tecnico/amministrativi” contenuti nel precedente decreto presidenziale n. 532 del 31 marzo (da questo comitato segnalati il 24 aprile scorso all’amministrazione regionale) , praticamente quasi abrogato dal nuovo decreto. SIAMO RICADUTI NEL CAOS!

Quando una struttura burocratica rimane in anestesia totale per anni ed anni, gestendo superficialmente un settore di intervento così delicato come il nostro, ed è costretta a svegliarsi di colpo a causa di un miracolo di mobilitazione popolare, è logico ed inevitabile che i suoi primi passi amministrativi siano claudicanti e pieni di errori tecnico/amministrativi, di omissioni, di strafalcioni.
E’ quello che è accaduto e sta accadendo alla Regione Siciliana. Ma l’inerzia ventennale non è motivo di giustificazione. Noi pretendiamo che i nostri impiegati pubblici non agiscano con superficialità, indolenza e sciatteria amministrativa. Ciò che scriveremo in seguito purtroppo dimostra questo.
PREMETTIAMO CHE LA FACCENDA RIGUARDA PER IL MOMENTO, ALL’INTERNO DELLE VARIE FORME DI DISABILITA’, LE PERSONE CON DISABILITA’ GRAVISSIMA’, CIOE’ QUELLE CHE NECESSITANO DI ASSISTENZA COSTANTE NELL’ARCO DELLE 24 ORE , E CHE COMUNQUE SIANO RICOMPRESE NELLA CLASSIFICAZIONE PREVISTA DA UN DECRETO DEL MINISTERO DEL LAVORO DELLO SCORSO 26 SETTEMBRE 2016; A QUESTE PERSONE L’AMMINISTRAZIONE REGIONALE – IN AGGIUNTA AI SERVIZI SOCIO/SANITARI GIA’ ATTIVATI DI CUI EVENTUALMENTE USUFRUISCONO – INTENDE EROGARE UN ASSEGNO MENSILE DI CURA DELL’ IMPORTO DI 1.500 EURO.
Ma, risolti i primi problemi, la stesura del nuovo decreto ne provoca, purtroppo, altri. Ecco i Punti salienti:
1. L’amministrazione regionale invita le persone con disabilità che rientrano nelle fattispecie previste dall’art. 3 del decreto del Ministro del lavoro dello scorso 26 settembre 2016, (di cui vi forniamo il link per la lettura http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2016/11/30/16A08314/sg ) a presentare un’istanza “congiunta” (???) all’ASP e al Comune, entro e non oltre 30 giorni dalla pubblicazione del decreto.

a) NESSUN MODELLO PRESTAMPATO:
al decreto non è allegato, come la buona prassi amministrativa, (prima che la legge) impone, neanche uno straccio di modello di domanda. Chi ha omesso di allegare il modello di domanda è consapevole del CAOS che si sta creando con le mail e le telefonate che da giorni giungono al nostro comitato, da parte di persone che non sanno come fare? E di quelle richieste di informazioni, telefonate, domande che arriveranno ai comuni e alle Asp, con impiegati che non sapranno che pesci pigliare, con ciascuno che si inventa un modello, con profittatori che si faranno pagare da persone che si rivolgeranno a loro per compilare le domande?

b)DI NUOVO LA LOGICA DELLO SPORTELLO:
questa “filosofia” di porre dei termini per l’assegnazione di diritti non trova alcuna logica. La Regione è colpevole da più di 20 anni perché non ha mai provveduto a censire i nominativi e i bisogni di queste persone, non redigendo i progetti ex art. 14 legge 328/2000, eppure si assegna ancora una volta un termine per “farsi riconoscere”; e se, per esempio, l’11 giugno (giorno successivo al famigerato 30°giorno di “scadenza”) accade che qualcuno dei cittadini di questa Regione matura disgraziatamente il diritto, cosa succede? Bisogna aspettare un altro “bando”?

2. il decreto specifica che le persone già risultanti alle Asp come già “censite” ex. art.3 del Decreto del Ministro del lavoro prenderanno i soldi con decorrenza dal mese di marzo scorso. Gli altri, (quelli che devono fare domanda) cominceranno ad avere i soldi solo al termine della procedura di verifica.
a) NUOVE DISCRIMINAZIONI
di grazia, ci possono spiegare il perché di questa discriminazione che contrasta con un paio di articoli della Costituzione? Ci possono spiegare per quale ragione (se non il fatto che è stata la stessa regione responsabile per decenni del mancato censimento) si crea tale differenziazione assurda nell’attribuzione di un beneficio economico a persone con identiche aspettative perché possiedono storicamente identici requisiti per l’attribuzione del beneficio economico?

b) NUOVI RICORSI
E’ chiaro che stando così le cose non ci sarà altro da fare che avviare dei ricorsi contro tale ingiustizia. Chi pagherà per questo aggravio di costi e spese legali ? Tutti i contribuenti?

3. Il decreto continua ad accennare, qua e là, alla redazione di un “piano di assistenza individuale” continuando a dimenticare che le regioni (rectius: le asp e e i comuni) devono invece redigere, per ogni persona con disabilità, il PROGETTO definitivo ex art. 14 della legge 328/2000, obbligatorio adempimento colpevolmente eluso da decenni .
a) ANCORA CONFUSIONE
Qualcuno può spiegarci quale sia la ragione di questa confusione?

b) SENZA I PIANI PERSONALIZZATI NON C’E’ NESSUNA RISPOSTA SERIA
E’ a conoscenza, l’estensore del decreto, che è la mancata redazione di questo progetto per tutti le persone interessate la causa storica dei diritti negati? Perché continuano a confondere le cose? E’ stata solo l’ennesima svista?

MA, DULCIS IN FUNDO…., LA STESSA AMMINISTRAZIONE REGIONALE CHE “DIMENTICA” DI ALLEGARE UNO STRACCIO DI MODELLO DI DOMANDA, ALLEGA AL DECRETO UN MODELLO DI “PATTO DI CURA” LA CUI LETTURA CI HA PROVOCATO SERI PROBLEMI .

a) In premessa, si limita la scelta di rappresentanza della persona con disabilità alle due figure giuridiche di “tutore” e di “familiare”, dimenticando le altre, come per esempio il procuratore generale o l’amministratore di sostegno. Se si decide di specificare, bisogna specificarle tutte, altrimenti si deve scrivere “nella qualità di rappresentante legale”. O è troppo difficile?

b) Si fa premettere la richiesta di accesso all’assegno da un’ inutile preambolo che riguarda la precedente “posizione” del sottoscrittore del “patto”: Se era fra i “già censiti”, o se invece proviene da una “rivalutazione”, o se era “riclassificato”….: a cosa serve?

Siamo alla fase immediatamente precedente all’erogazione dell’assegno. Il patto serve solo a promettere che i soldi saranno spesi a favore della persona con disabilità (sistema blando, autocertificato, che si presterà ad abusi, non soggetto di fatto ad alcun controllo, dato che la Regione confessa di avere difficoltà di personale pure per formare le unità di valutazione multidimensionale, figuriamoci per i controlli; noi abbiamo contestato tale metodo ma siccome non è vietato e rientra comunque nella scelta della presidenza della Regione, non possiamo farci nulla).
L’amministrazione che chiama il soggetto a sottoscrivere il patto sa già benissimo, peraltro da quale elenco proviene. Perché inserire questo appesantimento burocratico ? Ma poi cosa bisogna fare, nella compilazione di questa parte di modello? Cancellare le parti che non interessano? Segnare la propria “provenienza originaria” con una X? E a che scopo?

c) Punto 1 del patto: la solenne richiesta di accesso al contributo (ancora???, ma già non l’abbiamo fatta prima? …) viene fatta ripetere riferendola alle precedenti statuizioni economiche del decreto sostituito, che riportava le cifre bislacche della lunare distinzione fra persone con disabilità gravissima di serie a) e di serie b) . Si legge, infatti, “ai sensi del decreto 532/2017”. Ma si può essere così superficiali nella redazione di documenti ufficiali come questo?

d) Punto 2 del patto: si fa dichiarare che si promette l’utilizzo dei soldi “…esclusivamente per il miglioramento del benessere e della qualità di vita del “disabile” (della persona con disabilità … ci ostiniamo a correggere noi). Ma al di là dell’infelice definizione di noi persone con disabilità, cosa vuol dire? Tutto e niente. Si può autocertificare, per esempio, che le somme sono state spese per soggiorni in centri benessere con la persona con disabilità, al mare con la persona con disabilità, in montagna con la persona con disabilità, per l’acquisto di una bella cucina per la persona con disabilità, abbonamenti a rassegne/spettacoli culturali, a pay tv etc…per la persona con disabilità? Bisogna conservare gli scontrini o le fatture? O basta l’autocertificazione?…

e) Punto 3 del patto: uno dei più inquietanti da comprendere. Si richiede di dichiarare di “non volere accedere ad altre forme alternative di assistenza indiretta.” Cosa vuol dire? Partendo dal presupposto che questo assegno ha funzione “aggiuntiva” con riguardo al complesso dei diritti socio/assistenziali, e ipotizzando la non sufficienza della contribuzione per la copertura dell’assistenza nelle 24 ore, se a seguito delle risultanze del progetto ex art. 14 legge 328/2000 la persona con disabilità necessita di assistenza, quale vessazione amministrativa può precludergli la libera scelta fra ulteriore assistenza diretta o indiretta?

f) Punto 4 del patto: si chiede di rispettare “tutti gli adempimenti richiesti dall’Azienda per l’erogazione del contributo”. Ci dite quali sono, di grazia? Come facciamo a sottoscrivere questa promessa “al buio” se non conosciamo in anticipo in cosa consistono questi adempimenti?

g) Punto 5 del patto: non è neanche specificato che il conto corrente su cui devono essere erogate le somme debba avere come intestatario obbligatorio la persona con disabilità e/o il suo rappresentante legale, come invece è specificato in tutte i modelli per l’erogazione di analoghi contributi. (E’ una clausola a tutela della persona con disabilità). Pertanto si può indicare come beneficiario anche un terzo. Ma è normale tutto ciò?

h) Punto 6 del patto: vedasi considerazioni del punto 4;

i) Punto 7 del patto: si richiede di inserire il nominativo di uno o più assistenti/caregivers. Ma che significa? E chi non ne ha? I fratelli Pellegrino chi dovrebbero inserire? E a che scopo? E’ un adempimento obbligatorio, facoltativo, o ad muzzum? Ma poi, cosa c’entrano i care givers con l’erogazione dell’assegno di cura a favore della persona con disabilità? A quale scopo serve questa richiesta?

COSA FARE ADESSO?

Il comune di Palermo sta predisponendo un modello per tutti coloro ritengono di avere diritto. a breve verrà pubblicato.

Abbiamo predisposto invece un nuovo modello da presentare:

è la richiesta di modifica della modalità di erogazione da parte di chi, in un primo momento, rispondendo alla famosa “indagine conoscitiva disabili gravi”, aveva optato per l’allungamento delle ore di servizio erogate con assistenza diretta, anziché per la monetizzazione.

Tenuto conto, infatti, che il nuovo decreto modifica radicalmente la durata di erogazione degli importi, cancellando la sperimentazione “trimestrale” ma strutturando la continuità della stessa erogazione in archi temporali annui, si potrebbe volere modificare la scelta a favore dell’erogazione monetaria, usando il contributo per la stipula regolare di contratti di assistenza fra la persona con disabilità e il/ i lavoratori scelto/i, che potrebbero individuarsi anche fra gli operatori attualmente in contatto con ciascuna persona con disabilità.

CHIARIAMO OVVIAMENTE, E A SCANSO DI EQUIVOCI, CHE CIASCUNO E’ LIBERO DI SCEGLIERE QUALUNQUE OPZIONE, DI SERVIRSI O NON SERVIRSI DEI MODELLI CHE INSERIAMO IN QUESTA PAGINA. NEL DECLINARE PERTANTO OGNI REPONSABILITA’, AVVISIAMO CIASCUNO DEI LETTORI DI QUESTA PAGINA CHE OGNI SCELTA ISTRUTTORIA, COSI’ COME OGNI DECISIONE DI INTERLOCUZIONE, E/O DI EVENTUALE SPEDIZIONE DI LETTERE USANDO IL/I MODELLO/I PUBBLICATI SU QUESTO SPAZIO FACEBOOK, COSTITUISCE LIBERA SCELTA DI CHI REDIGE, SOTTOSCRIVE E TRASMETTE ALLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE, ASSUMENDOSENE IN PIENO LA RESPONSABILITA’.

Noi speriamo che l’amministrazione ci convochi al più presto possibile, unitamente alle altre associazioni e alla dr.ssa Gambino, nostra Garante (persona che non finiremo di ringraziare per l’impegno a difesa dei nostri diritti) per risolvere uno per uno i problemi che abbiamo esposto.

#SiamoHandicappatiNoCretini


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Source

2017-05-15T09:14:48+00:00